lunedì 16 luglio 2007

Lo Schiavo Atlante di Michelangelo


Nel 1534 Michelangelo Buonarroti abbandona a Firenze le quattro statue dei "Prigioni" tra cui "Lo Schiavo Atlante", (poi collocate nella grotta di Buontalenti a Boboli) destinate alla tomba di Giulio II. Il nudo virile, già affrontato nella volta della Cappella Sistina, ha valenza simbolica neoplatonica: è l'uomo che lotta per la sua liberazione spirituale dai vincoli della materia, primo gradino e primo ostacolo per l'ascesi dell'anima Michelangelo sintetizza tale poetica in versi famosi, che aprono un sonetto indirizzato a Vittoria Colonna:

"Non ha l'ottimo artista alcun concetto
ch'un marmo solo in sé non circoscriva
col su' superchio, e solo a quello arriva
la man ch'ubbidisce all'intelletto".

L'arte è il luogo privilegiato del rapporto tra materia e mondo delle idee: l'idea della bellezza (il concetto), la forma innata in quanto dono di Dio è perciò in atto nella mente dell'artista, è in potenza dentro la materia. Lo scultore deve farla emergere, rivelarla, togliendo l'eccesso, e superare l'ostacolo dei sensi per esprimere ciò che non è visibile se non alla luce della rivelazione. L'atto del vedere e quello dello scolpire assumono un valore esistenziale: lo scolpire è un atto rivelatorio del rapporto uomo - Dio e avviene "per forza di levare" anziché "per via di porre" (modellazione di una materia duttile). Ciò comporta un particolare procedimento tecnico.

Michelangelo scolpisce il blocco di marmo da una faccia o da due nel caso di una veduta di spigolo; procede in profondità secondo una veduta dominante come se realizzasse un alto rilievo scultoreo in una lastra marmorea, facendo gradualmente emergere le forme della figura come dall'acqua di una vasca che sta per svuotarsi. Il masso è metafora del corpo che tiene imprigionato lo spirito dell'uomo anelante alla liberazione. Il dinamismo delle figure nega la simmetria, l'ordine proporzionale, l'equilibrio; esalta, invece, lo scorcio esasperato, il contrapposto (cioè l'accordo di tensioni contrapposte, per esempio la torsione del busto e delle spalle, opposta alla direzione delle gambe), la contraddizione vita - morte, speranza - disperazione, schiavitù - liberazione. Il non finito non è semplice incompiuto, ma lo strumento per esprimere lo sforzo e la tensione alla liberazione spirituale.

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